La pausa pranzo è un momento fondamentale della giornata lavorativa, sia per chi cerca una pausa ristoratrice, sia per i bar e i ristoranti. In un mondo sempre più competitivo, devono affrontare non solo una concorrenza molto agguerrita, ma anche esigenze individuali sempre più complesse e in perenne evoluzione. L'obiettivo, tutt’altro che banale, è proporre dei piatti che soddisfino le esigenze delle persone tutelando (al tempo stesso) la sostenibilità economica dell’attività d’impresa.
Per capire come intrecciare correttamente domanda e offerta vediamo allora i due punti di vista: quello del cliente e quello del ristoratore.
Le esigenze del cliente: cosa mangiare in pausa pranzo?
Durante la pausa pranzo, le persone che si recano al bar o al ristorante cercano di solito cibi leggeri, gustosi e bilanciati. C’è ancora mezza giornata di lavoro di fronte a sé e non si può cedere a piatti ultra-calorici e pesanti, pena il crollo della produttività.
Bar e ristoranti si stanno concentrando su un’offerta che fornisca e faccia recuperare energia, ma senza appesantire. Inoltre, chi mangia fuori ufficio ha il tempo contato, non può allontanarsi troppo (appunto, per questioni di tempo) e considera il costo come un fattore significativo, perché la spesa si ripete diverse volte ogni settimana.
Le esigenze del ristoratore: cosa offrire per la pausa pranzo?
Per rispondere ai clienti che si domandano cosa mangiare in pausa pranzo (al lavoro), i ristoratori devono bilanciare la richiesta di cibo leggero e gustoso con la necessità di offrire soluzioni veloci e accessibili. Essere in grado di creare piatti che attraggono, che si preparano (molto) rapidamente e non appesantiscono è una sfida in piena regola.
La concorrenza, come detto, è un ulteriore elemento di complessità. Il prezzo è un fattore importante, ma non determinante: il vero vantaggio competitivo si costruisce sulla qualità dell’offerta e sulla capacità innovativa, un fattore quest’ultimo su cui i ristoratori stanno puntando molto negli ultimi anni.
Pausa pranzo, consigli (generici) per bari e ristoranti
Poste le esigenze del cliente e le sfide dei professionisti, ecco alcune linee guida che, secondo noi, possono far vincere la sfida della pausa pranzo.
Un menu compatto, che si prepara in 10 minuti
Se i clienti sono soprattutto lavoratori in pausa pranzo, il menu non può essere infinito. È fondamentale che i piatti vengano serviti velocemente, in una manciata di minuti al massimo. Bisogna quindi assicurarsi che il personale sia efficiente, che conosca bene i piatti e che tutti gli abbinamenti del menu possano uscire dalla cucina in una decina di minuti dall’ordine.
Puntate sulla leggerezza
La leggerezza non si traduce solo in una sensazione di benessere, ma risponde anche alla richiesta di un pasto veloce e di qualità. In realtà non c’è un’associazione ferrea tra piatto leggero e velocità di preparazione, ma molto spesso è così.
Corretto abbinamento con le bevande
Creare i giusti abbinamenti con le bevande può valorizzare l'esperienza. Si possono proporre bevande leggere e rinfrescanti, meglio se analcoliche, per completare il pasto in modo armonioso. Pochi valorizzano questo aspetto, che in realtà è un modo molto interessante per differenziarsi.
Variazioni nel menu
Introdurre variazioni nel menu durante la settimana mantiene alto l'interesse dei clienti. I piatti del giorno permettono di sperimentare nuovi sapori, incoraggiando la clientela a tornare per scoprire qualcosa di nuovo. Ma attenzione: tenete sempre pronto qualche piatto evergreen per i più abitudinari.
Pausa pranzo: 4 motivi per chiedere (e per proporre) una pinsa
La pinsa rappresenta un punto di contatto perfetto tra le esigenze del cliente e quelle del ristoratore. È un piatto che può dare grandi soddisfazioni a livello di gusto, che non appesantisce e che può essere condiviso, nel caso in cui lo si ritenga “troppo” per una pausa pranzo.
Ma andiamo per gradi e vediamo perché è il caso di proporre la pinsa in pausa pranzo.
Perché è buona e leggera
Partiamo con una considerazione banale, ma non possiamo non farla. La pinsa è buona e gustosa almeno quanto la pizza e la focaccia, ma rispetto a loro è più leggera e digeribile per via del mix di farine e della lunga lievitazione naturale. Certo, la leggerezza è data anche (e soprattutto) dalla farcitura, ma lì sta al buon senso di ognuno: una margherita, una vegetariana o una mediterranea non spaventano di sicuro, neppure se si ha davanti a sé un pomeriggio molto impegnativo.
Si prepara in 10 minuti. No, di meno
Partendo dalle nostre basi di pinsa, disponibili per la ristorazione in più versioni (classica, monoporzione, XL…) e anche nei formati Puccia e Sorriso, ci si impiega meno di 10 minuti a servire il piatto, senza concedere nulla sul fronte della qualità. Ideale per chi ha sempre fretta.
Costo contenuto
La pinsa è un piatto per tutte le tasche, e come detto può essere condiviso facilmente con i colleghi. Per quanto dipenda sempre dalla farcitura, è molto difficile che il costo rappresenti un problema.
Fattore innovazione
Questo è un aspetto su cui insistiamo molto. Come detto, bar e ristoranti devono affrontare molta concorrenza, e l’innovazione può essere un elemento determinante. La pinsa attrae lo sguardo, è qualcosa che, sia pur ormai radicata nella tradizione culinaria, potrebbe non essere conosciuta da tutti. L’effetto novità può dare una forte spinta al locale rispetto alla concorrenza, ma in questo caso – allora – è necessario alzare il livello di rischio: se con una pinsa margherita non si sbaglia, è con qualche abbinamento particolare che si conquista la memoria dei clienti. Tenendo sempre conto del costo e della semplicità di realizzazione: in 10 minuti deve essere tutto pronto.