Pinsa romana, tutto quello che devi sapere: cos’è, com’è nata, i segreti dell’impasto e le ricette

La pinsa romana ha avuto un successo straordinario negli ultimi anni perché ha saputo rispondere alle nuove esigenze dei consumatori, sempre più attenti alla qualità del cibo, ma anche alla sua leggerezza e digeribilità.

Nata dall’intuizione di Corrado Di Marco nel 2001, la pinsa romana si distingue per il suo impasto innovativo, che combina diverse farine per ottenere un prodotto fragrante, croccante all’esterno e morbido all’interno, con un ridotto contenuto calorico.

La ristorazione ha rapidamente adottato la pinsa come alternativa e in aggiunta a prodotti consolidati come la pizza e la focaccia. La sua forma ovale, la consistenza unica e la facilità di preparazione la rendono un prodotto ideale per molteplici applicazioni, dal food service alla ristorazione veloce. Senza dimenticare il consumatore finale, che può acquistare una pinsa precotta nei supermercati e realizzarla a casa con appena 5 minuti di forno.

In questo articolo rispondiamo alle domande più frequenti sulla pinsa romana, approfondendo le sue caratteristiche distintive e fornendo riferimenti per ulteriori dettagli.

Che cos’è una pinsa romana?

La pinsa romana è un prodotto da forno basato su un impasto altamente idratato e composto da un mix di tre farine selezionate. È nata nel 2001 da un’intuizione di Corrado Di Marco, che volle realizzare qualcosa di nuovo e di inedito per rispondere alla crescente domanda di alimenti più leggeri e digeribili, senza rinunciare al gusto.

La sua peculiarità risiede nell’impasto ad alta idratazione, che dona una croccantezza esterna equilibrata da un interno soffice. La forma ovale e il minor contenuto calorico rispetto ad altri prodotti simili la rendono una scelta appetibile per i consumatori, e di conseguenza un’opportunità strategica per la ristorazione e il food retail.

Pur non essendo un piatto antico, il suo nome deriva dal latino pinsere, che significa schiacciare, pressare, in riferimento alla tecnica di lavorazione dell’impasto, che conferisce alla superficie la tipica texture con avvallamenti e bolle.

Che differenza c’è tra la pizza e la pinsa?

Le principali differenze tra la pizza e la pinsa risiedono nell’impasto e nel metodo di preparazione, oltre che nella forma. La pinsa Di Marco è ottenuta da una miscela di farine di frumento, soia e riso, che conferiscono maggiore leggerezza e una consistenza più alveolata rispetto alla pizza tradizionale. Non a caso, oltre al paragone con la pizza, un tema molto frequente è la relazione tra la pinsa e la focaccia. Inoltre, l’impasto della pinsa ha un’idratazione superiore (fino all’80%), il che contribuisce (anche) alla sua elevata digeribilità.

Un altro elemento distintivo è la lievitazione dell’impasto. Mentre la pizza tradizionale può avere una maturazione di 12-24 ore, la pinsa necessita di un processo più lungo, fino a 72 ore, favorendo la degradazione degli amidi e migliorando la digeribilità del prodotto finale.

La forma, sia pur secondaria, è un’altra differenza: la pinsa ha un aspetto ovale e irregolare, mentre la pizza è generalmente tonda. Dal punto di vista commerciale, la pinsa si posiziona come un’alternativa moderna e gourmet, adatta a chi cerca un prodotto più leggero senza rinunciare alla qualità e al gusto.

Quali sono le farine della pinsa?

L’impasto della pinsa si distingue per l’utilizzo di una miscela di tre farine selezionate: frumento, soia e riso. Questa combinazione, le cui proporzioni vengono mantenute segrete, è stata studiata da Corrado Di Marco per garantire leggerezza, croccantezza e un’alta digeribilità del prodotto finale.

  • Farina di frumento: è la base della miscela e fornisce la struttura dell’impasto, contribuendo alla formazione della maglia glutinica necessaria per dare elasticità e resistenza;
  • Farina di soia: migliora la morbidezza interna, oltre a conferire un sapore leggermente più intenso;
  • Farina di riso: favorisce l’idratazione e contribuisce alla caratteristica alveolatura, oltre a rendere la superficie più croccante dopo la cottura.

Grazie a questa formulazione e a un’idratazione superiore rispetto a impasti tradizionali, la pinsa romana risulta altamente digeribile e meno calorica rispetto ad altri prodotti simili.

Lievitazione e idratazione della pinsa per un impasto perfetto

La pinsa romana deve la sua caratteristica leggerezza e digeribilità anche ad altri due fattori: l’elevata idratazione dell’impasto (circa 80%) e i lunghi tempi di lievitazione (72 ore). Questi due fattori, apparentemente tecnici, sono in realtà i veri segreti che distinguono la pinsa da molti altri prodotti da forno.

L’idratazione della pinsa: quando l’acqua fa la differenza

Con un’idratazione di circa l’80%, l’impasto della pinsa contiene una quantità d’acqua significativamente superiore rispetto a molti altri prodotti da forno. Questo elevato contenuto idrico comporta numerosi vantaggi:

  • Alveolatura aperta e irregolare: l’acqua favorisce la formazione di bolle d’aria durante la lievitazione, creando quella caratteristica struttura spugnosa;
  • Crosta leggera e croccante: l’evaporazione dell’acqua in cottura genera vapore che contribuisce alla formazione di una crosta sottile ma croccante;
  • Maggiore digeribilità: un impasto più idratato risulta più leggero e meno pesante da digerire;
  • Conservazione ottimale: l’alta idratazione mantiene il prodotto morbido più a lungo.

La lievitazione della pinsa: 72 ore per creare un sapore unico

La lunga lievitazione di 72 ore rappresenta l’altro pilastro della pinsa romana. Durante questo processo prolungato avvengono trasformazioni chimiche fondamentali:

  • Sviluppo degli aromi: i lieviti e i batteri lattici producono composti aromatici complessi che conferiscono il caratteristico sapore della pinsa;
  • Rafforzamento del glutine: la maglia glutinica si sviluppa gradualmente, conferendo elasticità e resistenza all’impasto.

Gestire correttamente questi due aspetti richiede esperienza e conoscenza tecnica approfondita. Per approfondire tutte le fasi del processo e scoprire i segreti della lavorazione, puoi consultare la nostra guida completa all’impasto della pinsa, dove troverai il procedimento dettagliato per ottenere risultati straordinari.

La storia della pinsa romana: chi l’ha inventata?

Si vocifera che la pinsa romana sia una ricetta antica, risalente addirittura all’epoca dei romani. Non è così. Sebbene il nome derivi dal latino pinsere, la pinsa è un’invenzione recente, essendo stata ideata nel 2001 da Corrado Di Marco, imprenditore e maestro dell’arte bianca. 

Analizzando le tendenze alimentari dell’epoca, Di Marco comprese che i consumatori cercavano un prodotto che unisse gusto, leggerezza e digeribilità, un mix di fattori che la diffusissima pizza non riusciva a portare in tavola. Da questa intuizione è nata la pinsa, che dopo un periodo di assestamento si è rapidamente diffusa sia in Italia che all’estero, diventando un’alternativa moderna e versatile ai prodotti da forno tradizionali.

Dove si gusta (o si acquista) una pinsa romana?

La pinsa romana si è rapidamente diffusa nel mondo della ristorazione e del food retail, diventando un prodotto sempre più richiesto sia nei locali specializzati, sia nella grande distribuzione.

Chi desidera gustarla appena sfornata può trovarla in pinserie, pizzerie, ristoranti e street food, dove viene proposta con un’ampia varietà di farciture, dal classico abbinamento “margherita” fino a versioni gourmet con ingredienti ricercati. Oggi, molti locali la offrono come alternativa alla pizza tradizionale, anche in formato singolo o da condividere.

Per chi preferisce prepararla a casa, la pinsa è disponibile in diverse versioni nei supermercati e nei negozi specializzati: parliamo di basi precotte, da conservare in frigo, a temperatura ambiente o in freezer, pronte per essere farcite e infornate in pochi minuti.

Infine, data la facile trasportabilità del prodotto, la pinsa si sposa perfettamente con il trend del food delivery e diviene così facilmente accessibile anche per chi desidera gustarla comodamente a casa senza doverla preparare.

Cos’è una pinseria e come aprirne una

Una pinseria è un locale specializzato nella preparazione della pinsa romana e in grado di valorizzarne le caratteristiche distintive, ovvero l’impasto ad alta idratazione, la lunga lievitazione e la leggerezza. A differenza di una pizzeria tradizionale, qui il focus è esclusivamente sulla pinsa, che viene realizzata partendo dalle farine e non dalle basi precotte. La pinsa, in questi locali, è spesso proposta con un’ampia varietà di farciture, dalle classiche alle gourmet.

Aprire una pinseria richiede un’attenta pianificazione, a partire dalla scelta della location e dalla selezione di fornitori affidabili per le farine e gli ingredienti. Servono inoltre attrezzature professionali, come impastatrici e forni adeguati, oltre a competenze specifiche nella lavorazione dell’impasto. A differenza di pub o altri locali magari non dotati di competenze o attrezzature ad hoc, una pinseria produce la pinsa da zero (cioè, dalle farine), valorizzandone la qualità e le caratteristiche artigianali.

Infine, una strategia di marketing efficace è essenziale. Promuovere il locale sui social media, collaborare con influencer gastronomici e integrare il servizio di food delivery possono fare la differenza nel successo dell’attività. Ciò che è sicuro è che, in un mercato in continua evoluzione, la pinsa rappresenta un’opportunità interessante per chi vuole investire in un prodotto sempre più richiesto.

Le ricette della pinsa: come stupire i clienti (e il palato)

La pinsa è un camaleonte: la sua versatilità la rende perfetta per soddisfare ogni tipo di palato, dalle preparazioni più semplici e genuine a quelle più elaborate e gourmet. Grazie alla sua leggerezza e croccantezza, si presta ad abbinamenti freschi e leggeri, ma anche a piatti più ricercati, perfetti per i clienti più esigenti.

Inoltre, la sua natura la rende ideale per porzionamenti particolari, come finger food o mini-porzioni, offrendo un’esperienza unica, ideale per eventi, aperitivi e occasioni speciali. La combinazione di tradizione e innovazione permette di sperimentare abbinamenti sempre nuovi, offrendo un tocco di originalità e qualità.

Ha senso una pinsa nella dieta?

Tema complesso, date le molteplici varianti in gioco. Premesso che il tema andrebbe sempre affrontato con il supporto di professionisti, la risposta dipende dal tipo e dallo scopo della dieta.

La pinsa è fonte di carboidrati, non ha grassi di origine animale, è povera di zuccheri e, nel complesso, ha mediamente un apporto calorico limitato, quanto meno in relazione ad altri prodotti del medesimo segmento: circa 230 calorie per 100 grammi di prodotto. Quindi è certamente un prodotto integrabile nella maggior parte delle diete, valutando però correttamente le quantità e la farcitura.

Menù vegano e vegetariano: perché scegliere la pinsa

La pinsa è una scelta ideale per un menù vegano o vegetariano perché non contiene ingredienti di origine animale. Per i piatti vegani, può essere farcita con una varietà di ingredienti freschi, come verdure, legumi, frutta secca e salse vegetali, mentre per i vegetariani si può aggiungere anche un velo di formaggio o ingredienti contenenti uova. Per i ristoratori, l’inclusione della pinsa nel menù rappresenta una grande opportunità per attrarre una clientela sempre più attenta alla sostenibilità e alle scelte alimentari etiche.

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